LA PORTA CHIUSA

Un uomo sbagliato, è un essere che non ha fisionomia, è evanescente, persino segato in due, all’altezza di quella maglia nera… Uno zombie che non si sa neppure come abbia fatto a materializzarsi. Però l’ha fatto e ha occupato ogni spazio. La sua presenza è fredda, gelida (toni freddi). La mia è calda (toni caldi), pur nell’afasia, nella cecità, e nello svuotamento dello spirito vitale.

Ti lascio, non Ti amo, Ti dico addio.

Dico addio al nero che mi ha ammantato, riprendo la mia anima candida. Quattro sole immagini per raccontare un dramma, che tale emerge forse inconsapevolmente dall’uso di linee nette secanti e spigoli duri. Una storia che per molte donne dura una vita intera, senza lo stesso coraggio di girare pagina. Tre autoritratti dalla valenza forse terapeutica, visto che sono certo riveleranno all’autrice stessa cose nuove nel tempo. 

Quattro immagini originali, a cominciare dal formato, panoramico come per dirci che situazioni come queste invadono ogni spazio della tua vita a 360 gradi, e nel contempo schiacciano la persona coinvolta, le tolgono l’aria e lo spazio vitale. Un racconto concettuale, asciutto, ma completo e pienamente comprensibile, steso con idee chiare e mano sicura. Arriva dritto e senza frasi di circostanza. Complimenti.

Motivazione del giudice Giorgio Cerutti