CI DOBBIAMO CREDERE 

E’ difficile parlare di questo progetto senza rischiare di cadere nel banale. Ma se l’autrice di  questa storia in immagini ha trovato il coraggio di farlo, possiamo provarci.  La prima cosa è la solitudine. Quel ghiaccio che attanaglia di fronte a un referto. La solitudine  profonda, intima, che si vive dentro, dentro di sé e in quel luogo che per definizione è il nostro  luogo più intimo in cui rifugiarci. La nostra camera da letto. 

La prima cosa è la solitudine. La seconda è la forza. La forza di affrontare visite e terapie. Di  numeri come testimoni e sale d’attesa desolate e desolanti.  

La prima cosa è la solitudine. La seconda è la forza. La terza è la speranza. La speranza della  ricerca, divulgata attraverso la letteratura scientifica. La speranza di un futuro incerto ma possibile. La prima cosa è la solitudine. La seconda è la forza. La terza è la speranza. La quarta è di nuovo la forza. Ma questa volta non la forza interiore di percorrere un cammino. Questa volta è la forza di  andare avanti con l’affetto di chi ci è vicino. La forza di chi ci tiene per mano e che diventa la nostra forza.  

Queste sono le fotografie che abbiamo voluto premiare. Potenti rappresentazioni di solitudine,  forza e speranza. Perché, come scrive l’autrice: “Siamo forti perché dobbiamo esserlo per noi  stesse e per chi ci sta attorno”.

Motivazione del giudice Ylenia Viola